Museo Archeologico dei popoli italici Amedeo Maiuri
Allestimento museale
Palazzo Marchesi Campanari, Veroli
In prospettiva dell’inaugurazione del Museo archeologico nazionale intitolato ad Amedeo Maiuri, il Palazzo Marchesi Campanari ha ospitato due esposizioni temporanee introduttive: “Antichi popoli italici: gli Ernici, i Volsci e gli altri” e “Poeta dell’archeologia. Amedeo Maiuri tra Lazio e Campania”.
La mostra “Antichi popoli italici: gli Ernici, i Volsci e gli altri”, inaugurata a dicembre 2023 e allestita al piano terra del Palazzo, è il primo passaggio di un percorso progettuale – condiviso tra alcuni istituti del Ministero della Cultura ed enti locali – volto a istituire il nuovo Museo Archeologico Nazionale nella città di Veroli, dedicato al territorio e agli aspetti culturali e sociali delle genti che vi hanno abitato.
La mostra raccoglie materiali inediti, portati alla luce nel corso di interventi di tutela condotti negli ultimi decenni, mettendoli a confronto con scavi già noti e rappresentativi delle dinamiche di frequentazione del Lazio meridionale. Il percorso espositivo, sviluppato in otto sale, ripercorre la storia di Ernici, Volsci, Latini e delle altre comunità che hanno abitato anticamente il territorio. Queste popolazioni sono rappresentate dai materiali restituiti dai santuari, dalle tombe e dagli abitanti, che testimoniano inaspettate somiglianze reciproche nei gusti, nei modi di vivere e di pensare la morte e il sacro.
Attraverso l’allestimento, la mostra diviene luogo di espressione di un’atmosfera, del racconto di una storia, concorrendo a donare l’esperienza museale intesa quale evento emotivo, fisico e culturale.
Gli ambienti sono stati rivestiti e isolati con tende mobili e leggere al tatto, a eccezione delle volte, che rimangono uno scenario ammirabile nel loro valore architettonico e artistico: una scelta che pone un’attenzione particolare all’edificio storico, concepito non solo come contenitore, ma anche come luogo con un proprio valore storico-artistico. I tendaggi fanno sì che l’occhio, all’altezza media, non abbia elementi di distrazione ma uno sfondo tessile che fa da quinta alle opere. L’ambientazione così ricreata è quella di una camera elegante e accogliente, che assieme all’illuminazione puntuale su teche e pannelli riconduce a una dimensione onirica: una culla per gli oggetti esposti.
La mostra “Poeta dell’archeologia. Amedeo Maiuri tra Lazio e Campania”, inaugurata a dicembre 2024 al primo piano del Palazzo, introduce la storia e l’operato di Maiuri, protagonista dell’archeologia italiana del Novecento a cui il Museo dedica il suo nome.
La mostra raccoglie reperti provenienti principalmente dal Museo archeologico di Napoli e dal Parco archeologico di Pompei. Nel percorso espositivo sono illustrati due momenti chiave della lunga carriera dell’archeologo: lo scavo del santuario della divinità italica Marica, nel territorio degli Aurunci presso Minturno, e gli scavi di Pompei, dove Maiuri fu attivo per un trentennio.
La prima sala è dedicata al racconto degli scavi di Maiuri nel Lazio, con i reperti del Santuario della Marica alla foce del Garigliano, in cui l’archeologo ha rinvenuto un antico tempio consacrato alla divinità italica, ninfa dell’acqua e delle paludi, signora degli animali, protettrice dei bambini e dea della fecondità. Accanto ai documenti di archivio relativi agli scavi, sono esposte le offerte votive alla divinità e un’antefissa a testa femminile in terracotta che decorava il tetto del tempio. A ricreare l’atmosfera misteriosa del tempo contribuisce la riproduzione audio di un passo del giornale di scavo di Maiuri, che narra questo luogo mistico con un sottofondo di suoni evocativi.
La seconda sala, grande salone di rappresentanza, raccoglie i reperti archeologici degli scavi di Pompei: gli oggetti di uso quotidiano e l’erma di marmo raffigurante Dioniso provengono dalla casa del Menandro; mentre di altre aree pompeiane sono i segnacoli di tombe funerarie (columelle) e la copia del calco di gesso di un corpo umano. Il lavoro di Maiuri e i reperti archeologici sono qui esposti su pareti inclinate, che ospitano elementi testuali e nicchie che accolgono affreschi e sculture fissati sul fondo e protetti da pareti in vetro. Coerente e armonica con le sale del palazzo è stata la scelta del colore, che fa da sfondo all’allestimento espositivo richiamando alcune delle pregiate decorazioni presenti sulle volte.
Ad arricchire l’esposizione contribuiscono inoltre uno stralcio del documentario del 1956 “Pompei. Venti secoli dopo” (di Antonello Falqui), che testimonia la grande cura riservata alla divulgazione delle scoperte archeologiche, e una selezione di fotografie di Luigi Spina, dedicata ad alcune domus pompeiane e che conclude il percorso di visita.
Al centro del salone è stato collocato un grande tavolo in marmo, i cui piedritti, originali dell’epoca romana, rappresentano due coppie simmetriche di grifoni scolpiti. Sopra il piano sono collocati i reperti di vasellame, restituendoli così alla collocazione e alla destinazione che avrebbero potuto avere in origine. L’allestimento trae ispirazione dalle suggestioni di un interno pompeiano, rievocando la visione di Maiuri, secondo cui il senso dell’archeologia non risiede nella fredda e grigia ricollocazione dei reperti all’interno di un ambiente museale statico, ma si realizza piuttosto in un compito di testimonianza in grado di restituire vita tanto agli oggetti quanto ai popoli che li hanno inventati, costruiti, maneggiati – in una parola: vissuti. Così l’eredità dell’approccio di Maiuri, che contribuì a rendere il patrimonio storico-culturale italiano accessibile a un vasto pubblico, raccontando l’antichità con poesia e umanità, rivive oggi nel nascente Museo a lui dedicato.
Il punto cardine di entrambi i progetti di allestimento è l’idea di rendere le due mostre temporanee e introduttive un dono alla comunità locale e alle persone che ne fanno esperienza. Con lo stesso approccio, il museo di Veroli, che ospiterà parte dei reperti attualmente in mostra, potrà diventare il simbolo di un luogo, ovvero l’occasione per questa comunità di vedersi riconosciuta nella propria identità storica e culturale.
| Stato | In progress @Museo archeologico dei popoli italici “Amedeo Maiuri”, Veroli (FR) |
|---|---|
| Progetto e direzione lavori | Decima Casa |
| Impresa | IDM s.r.l. (“Poeta dell’archeologia. Amedeo Maiuri tra Lazio e Campania) e Petrucci Allestimenti s.r.l. (“Antichi popoli italici”) |
| Progetto grafico e mnultimediale | DG Musei, Francesco D’Annunzio (“Poeta dell’Archeologia”) e Marco Marzuoli, Eleonora D’Elia (“Antichi popoli italici”) |
| Foto | Decima Casa |